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Palestina senza pace
Palestina senza pace La “guerra a bassa intensità” fra israeliani e palestinesi tiene lontane le speranze di pace fra i due popoli. Il Nuovo Millennio si è aperto con la moltiplicazione degli atti terroristici, in particolare degli attentati suicidi di kamikaze palestinesi, e un numero crescente di morti soprattutto da parte palestinese. Ad ostacolare i negoziati fra le due parti sono stati, fin dall'estate 2000, i violenti scontri nei territori occupati e, sul piano politico interno, la crisi dei laburisti con la sconfitta alle elezioni presidenziali del premio Nobel per la pace Shimon Peres e la vittoria di Moshe Katsav, candidato del Likud. La situazione è precipitata alla fine del settembre del 2000 con la cosiddetta "Nuova Intifada" innescata dalla visita alla spianata delle moschee, luogo sacro per i musulmani, di Ariel Sharon, leader del Likud e vincitore delle elezioni politiche del dicembre successivo. Fra gli episodi più clamorosi agli occhi dell'Occidente l’incendio della tomba di Giuseppe a Nablus, provocato dai palestinesi, l’uccisione del bambino palestinese Mohammed el-Dirah, trasmessa dalle televisioni di tutto il mondo, e il linciaggio di tre militari israeliani a Ramallah. Nonostante gli sforzi delle diplomazie, compresa quella europea, la tensione in Medio Oriente resta quindi altissima. Le preoccupazioni crescono se si pensa che questa è la zona più militarizzata del mondo: secondo uno studio del Center for Strategic and International Studies di Washington la spesa per gli armamenti è vicina all’8% del Pil contro una media mondiale del 2,5% circa.
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