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Il nuovo millennio
La parola chiave del nuovo Millennio è globalizzazione, in senso finanziario, economico, politico, tecnologico. E’ un fenomeno con luci ed ombre, punteggiato di crisi internazionali e locali. La più grave è senz'altro quella provocata dall'attacco terroristico dell'11 settembre 2001 alle torri gemelle del World Trade Center di New York e al Pentagono. Un "atto di guerra" dopo il quale è evidente che il modo non potrà più essere lo stesso, tanto nelle relazioni internazionali che nella percezione della sicurezza collettiva e personale. A livello scientifico il progresso è travolgente. A importanti scoperte come la decifrazione del genoma umano fanno però riscontro polemiche sugli organismi geneticamente modificati (OGM), la clonazione, l’uso delle biotecnologie, oltre che la costante preoccupazione per l'ambiente. Nello spazio prosegue la costruzione della Stazione Spaziale Internazionale, il più ambizioso programma di cooperazione nel campo scientifico e tecnologico mai concepito. Per la Nasa l’obiettivo da raggiungere è lo sbarco su Marte. Il nuovo Millennio segna anche la nascita di un variegato movimento internazionale, il “Popolo di Seattle”, protagonista da un lato di una forte campagna "anti-global" e dall'altro di gravi incidenti di piazza come quelli verificatisi a Genova nel luglio 2001. Gli Stati Uniti sono l’unica superpotenza del Pianeta: alla guida del Paese c’è George W. Bush, il presidente della riscossa repubblicana, in carica dall’inizio del 2001. Fra i suoi principali interlocutori, oltre alla Comunità Europea, troviamo la Russia, guidata da Vladimir Putin, eletto nel marzo 2000, avviata verso l’integrazione con l’Occidente, e la Cina, in rapido sviluppo economico, industriale e scientifico, il cui prevedibile ruolo da protagonista è marcato sia dall'ingresso nel Wto, l'organizzazione mondiale del commercio, che dall’assegnazione a Pechino delle Olimpiadi del 2008. Cina a parte, in Asia rallenta la crescita economica dei Paesi più ricchi, a partire dal Giappone. Non si allenta la tensione fra India e Pakistan né c’è pace a Timor Est. Cresce l’isolamento dell’Afghanistan, i cui “studenti coranici” hanno prima scandalizzato il mondo con la distruzione dei Buddha di Bamyan e quindi sono stati profondamente coinvolti nella crisi con gli Stati Uniti. Fra le incognite l’Iran, tassello fondamentale nello scacchiere asiatico. Buona parte dell’Africa tende ad allontanarsi dal contesto mondiale a causa di guerre e conflitti razziali e tribali, con vaste aree funestate da siccità e malattie come malaria, tubercolosi e Aids. I Paesi più colpiti da quest’ultima malattia sono Botswana, Zimbawe, Swaziland, Lesoto, Namibia, Sudafrica e Zambia. In Sudafrica nell’aprile 2001 le grandi aziende farmaceutiche monopoliste delle terapie anti-Aids sono state sconfitte e costrette a accettare la legge promulgata da Nelson Mandela a favore di una versione dei medicinali più economica e non protetta da brevetto. In America Latina e in America Centrale i governi democratici sono al potere quasi ovunque, ma molti Paesi si dibattono in pesanti difficoltà economiche. La Colombia è un punto di crisi irrisolto e non c’è fine alla contrapposizione fra Stati Uniti e Cuba. In Europa, le valute nazionali lasciano il posto all’euro, unica moneta per 12 Paesi: Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo e Spagna. Nei prossimi anni la sfida sarà l’integrazione dei Paesi in attesa di entrare nell’Unione Europea a partire da Cipro, Ungheria, Polonia, Estonia, Slovenia e Repubblica Ceca. Come nel resto del mondo industrializzato, le scadenze elettorali europee (Gran Bretagna, Italia) si caratterizzano per l’aumento dei non votanti, sintomo di un disagio crescente verso il sistema politico. Nel bacino del Mediterraneo il principale focolaio di tensione resta il Medio Oriente ed in particolare sembra senza soluzione la questione palestinese. Non ha sbocchi la crisi algerina, mentre il processo di pace nei Balcani, sempre sul punto di interrompersi, segna una tappa importante con la consegna dell’ex presidente jugoslavo Slobodan Milosevic al Tribunale internazionale dell’Aja. L’intera economia mondiale, nonostante l’ininterrotta crescita dell’Occidente, è scossa da tensioni nate sia nei principali centri finanziari come la Borsa di New York che in zone relativamente periferiche come Argentina o Turchia. L’euforia per la new economy è stata rapidamente minata da crisi finanziarie e societarie. Nonostante questo la comunicazione si è ormai guadagnata un posto centrale nella vita dell’uomo. In particolare attraverso il Web crescono le opportunità di cura delle persone, di socialità e sviluppo, ma si aprono anche le porte ad attività illecite, soprattutto a sfondo sessuale. Internet è alla portata di tutti negli Stati Uniti, in Canada, in Europa, in alcuni Paesi asiatici, mentre è scarsamente diffuso nei Paesi più poveri. L’inglese è ormai la lingua franca del mondo anche se tiene il passo lo spagnolo, in crescente diffusione anche negli Stati Uniti. Le popolazioni si muovono sempre di più, per piacere o per necessità: così il turismo diventa uno dei pilastri economici mondiali mentre le migrazioni forzate di diseredati si dimostrano inarrestabili e destinate a provocare grandi mutamenti sociali in tutto il mondo. Da rilevare anche le migrazioni interne che provocano lo spopolamento delle campagne e l’inurbamento di masse umane sempre maggiori.
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