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Il dramma dell'AIDSIl dramma dell'AIDS "Dobbiamo far capire ai popoli di tutto il mondo che la piaga dell’Aids non è ancora sconfitta e che non riguarda soltanto alcuni paesi stranieri, lontani da noi. È una minaccia per un’intera generazione, una minaccia per un’intera civiltà.." (Kofi Annan, Segretario Generale delle Nazioni Unite, in occasione della sessione Speciale dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite sull’Hiv/Aids a New York, 25-27 giugno 2000) A vent’anni dalla scoperta della malattia - l’individuazione del cosiddetto "paziente zero", uno steward canadese in congedo, risale infatti all’inizio degli anni Ottanta - la lotta all’Aids è ancora lontana dalla conclusione. Se in Occidente sono stati messi a punto medicinali relativamente efficaci, in grado di contrastare l’insorgere della malattia, l’epidemia sta devastando i Paesi in via di sviluppo, in particolare l’Africa. Qui sono già morte almeno 15 milioni di persone e oltre 25 milioni sono i sieropositivi. I malati di Aids in Africa rappresentano infatti il 70% del totale mondiale delle persone sieropositive (fonte Unaids). In Sud Africa, fra la fine degli anni Novanta e l’inizio del 2001, si è combattuta una clamorosa battaglia legale tra il governo e le 39 multinazionali farmaceutiche del mondo sulla questione dei medicinali per la cura dell'Aids. Lo scontro è finito con la sostanziale vittoria del governo di Pretoria: il 19 aprile 2001 le multinazionali, soprannominate "Big Pharma", hanno rinunciato alla causa intentata contro il Medicines and Related Substances Control Amendment Act, la legge firmata nel 1997 dall'allora presidente Nelson Mandela, che permette al Sud Africa di produrre o importare i farmaci anti-Aids a basso costo. Sudafricano era anche Nkosi Johnson, 12 anni, morto nel giugno 2001. Nato sieropositivo nel 1989, il ragazzo aveva partecipato alla Conferenza mondiale sull'Aids svoltasi a Durban, nel 2000, ed era diventato il portavoce di tutti i malati africani.
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