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Leonid Il'ic Breznev

Leonid Il'ic Breznev

Leonid Il'ic Breznev

(Kamenskoe 1906 - Mosca 1982)

Lo statista sovietico che, dopo aver congelato la destalinizzazione chrušcëviana, rese alfine indispensabile la riforma gorbacëviana

Uomo degli apparati sovietici, Breznev è nel 1953 - anno della morte di Stalin - membro del Comitato Centrale del PCUS ma già nel 1960 assume la carica di Presidente del Presidium del Soviet Supremo, cioè capo dello stato, mentre Chrušcëv è alle prese con le contraddizioni e le resistenze al suo tentativo di destalinizzazione. Nel 1964 sostituisce Chrušcëv nella carica di segretario generale del PCUS, dando presto l'impressione che - nonostante il clima generale della grande distensione fra USA e URSS - qualcosa sta cambiando nella politica della superpotenza comunista.

Del clima della distensione il periodo di potere di Breznev mantiene alcuni aspetti importanti: dalla stipula di trattati per il disarmo e la non proliferazione nucleare, ad una certa apertura ai paesi dell'Europa occidentale. Ma le difficoltà interne spingono l'URSS di Breznev verso il riarmo, verso una politica di rigido controllo dei paesi del "campo socialista" e - alla fine degli anni Settanta - verso un tardivo dinamismo in politica estera. Difficoltà, fra l'altro, che il vivace dissenso dell'intelligencija doveva rimarcare, spingendo Breznev ad una politica di repressione che lo avrebbe messo in sempre peggior luce a livello internazionale.

Fra gli atti di politica internazionale più noti di Breznev si ricordano nell'agosto 1968 l'invasione della Cecoslovacchia (in base alla dottrina della sovranità limitata dei paesi socialisti, detta anche "dottrina Breznev"), e dieci anni più tardi l'intervento in Afghanistan (che sprofondò l'URSS in una guerra di guerriglia e nella disapprovazione internazionale). Questi atti non potevano nascondere una situazione politica ed economica interna ma anche politica internazionale difficile. Quando, settantaseienne, Breznev morì, ci volle una difficile successione sino a che, nel 1985, non salì al potere con Michail Gorbacëv un'altra e più aperta generazione di comunisti disposti a riformare un paese ormai anchilosato negli schemi di una politica conservatrice.