I canti popolari del secolo XII
Mentre noi, oggi, consideriamo la letteratura come consegnata a testi scritti da leggersi in lettura privata, molte letterature cosiddette primitive, e anche quella medievale, si sviluppano come opere destinate alla recitazione pubblica; prima del secolo XIII, nel sorgere di una letteratura in volgare hanno grande importanza i giullari (joculatores), che cantano o recitano sulle piazze: questi, d’altra parte, si ispirano spesso a opere letterarie scritte, riducendole in forme più popolari, con una continua circolazione tra letteratura popolare e letteratura dotta.
Di tali testi giullareschi e dei canti religiosi abbiamo, alla fine del secolo XII, scarse tracce. Senza escludere che possa essere andata perduta qualche opera che avesse un suo valore poetico, si ha l'impressione che si tratti sempre di elementari tentativi privi di quella complessità di riferimenti ideali, e soprattutto di quella coerente continuità formale che è possibile solo in seguito a una lunga tradizione, e senza la quale non sorge poesia capace di restare classica.
Se esaminiamo, per esempio, uno dei più antichi di questi documenti, la Cantilena di un giullare toscano della fine del secolo XII (ca. 1180), la cantilena "Salv'a lo vescovo senato", cioè "Salute al vescovo assennato", vediamo che i monotoni ottonari, raggruppati in lunghe tirate monorime, appaiono sprovvisti di qualsiasi sviluppo di ritmo, di sintassi o di pensiero: ogni ottonario ed ogni tirata, resta isolato in sé, legato agli altri solo dall'esterno ritmo e dall'esterna rima, senza alcun rilievo e senza alcun chiaroscuro; senza che alcuno degli elementi prenda rilievo dominante e illumini di una idea e di un sentimento il resto del componimento. ...
Poco più notevoli sono, al principio del secolo XIII, il Ritmo di Sant'Alessio e il Ritmo Cassinese , di argomento religioso. Teniamo presente, tuttavia, che per queste antiche opere il puro testo scritto non rappresenta la totalità dell'opera: perché queste opere non erano fatte per essere lette a voce bassa o con i soli occhi: esse erano fatte per essere recitate a voce alta, in pubblico, o per essere accompagnate dal gesto mimico del giullare che cantava, e dalle note (sia pure piuttosto uniformi) di uno strumento a corda. Il testo scritto è quindi in questo caso solo una parte dell'opera quale veniva effettivamente effettuata: qualcosa di analogo ad un nudo "libretto" di opera melodrammatica, rispetto al completo melodramma fatto anche di musica, di scenografia, di viva, anche se silenziosa, partecipazione del pubblico presente.
F. Montanari, M. Puppo; Storia della letteratura italiana, SEI 1980