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Voci dalla trinceaVoci dalla trincea: Jünger La vita quotidiana dei soldati della guerra mondiale, specie nelle trincee del fronte occidentale e italiano, era intessuta di un'estrema drammaticità. “Avevamo lasciato aule universitarie, banchi di scuola, officine; e poche settimane d'istruzione militare avevano fatto di noi un sol corpo bruciante d'entusiasmo. Cresciuti in tempi di sicurezza e tranquillità, tutti sentivamo l'irresistibile attrattiva dell'incognito, il fascino dei grandi pericoli. La guerra ci aveva afferrati come un'ubriacatura [...]. Quel nostro primo giorno di guerra non sarebbe finito senza lasciarci un'esperienza decisiva [...]. Qualche minuto dopo, gruppi di uomini anneriti dal fumo e dalla polvere apparvero sulla strada deserta portando su barelle o sulle mani saldamente incrociate, alcune sagome scure. Un'impressione soffocante d'irrealtà mi prese, allorché lo sguardo andò a posarsi su una forma umana orribilmente insanguinata; una gamba pendeva da quel corpo con un'angolazione innaturale. Con voce rauca, come se la morte la tenesse ancora stretta alla gola, quella forma invocava incessantemente aiuto [...]. Cosa era avvenuto? La guerra aveva mostrato gli artigli e gettato via di colpo la sua maschera di bonomia.” Ernst Jünger, Tempeste d’acciaio,1920
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