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I conflitti in Medio Oriente
L'impero ottomano, che dalla Turchia si estendeva anche all'area che oggi chiamiamo Medio Oriente, sparì con la prima guerra mondiale. Al suo posto, attraverso l'istituto dei mandati (autorizzazioni della Società delle Nazioni a governare i paesi fino alla loro indipendenza), l'area fu spartita fra Gran Bretagna e Francia, potenze coloniali mondiali che già vi avevano interessi soprattutto strategici. In particolare l'Inghilterra ebbe il mandato sulla Palestina, antica terra biblica allora occupata da popolazione araba, verso la quale si indirizzò un flusso sempre crescente di immigrazione di ebrei che volevano ritrovare il “focolare” della tradizione biblica e un rifugio dal razzismo. Tra la fine della seconda guerra mondiale e il 1960 il Medio Oriente risultò diviso fra stati sovrani non più colonie. La ricchezza petrolifera del sottosuolo legittimava le speranze per un comune futuro di sviluppo, il nazionalismo arabo dal canto suo cullava il sogno della patria comune. Gli interessi economici e strategici in lotta per il controllo dell'area, nel periodo della Guerra fredda, e le contraddizioni oggettive del Medio Oriente portarono invece guerre, lutti e divisioni. Dal canto suo Israele, fondato nel 1948 e presto industrializzatosi e sviluppatosi, si mostrò determinato a salvaguardare la propria esistenza anche perché gli stati arabi vedevano con sospetto uno stato che aveva spodestato gli antichi abitanti della Palestina. Nacque così un clima di tensione e di militarizzazione costante, sfociato in quattro guerre: nel 1948, nel 1956, nel 1967 e nel 1973, che portarono fra l'altro Israele ad occupare il Sinai (poi restituito all'Egitto), nonché la striscia di Gaza, la Cisgiordania e le alture del Golan (e, più tardi, una fascia meridionale del Libano). Sull'altro versante, fra i paesi arabi ci furono più aspirazioni che concordia circa la vagheggiata unità araba. La monarchica Arabia Saudita, ricca per il petrolio ma politicamente conservatrice, non poteva accordarsi con l'Iraq repubblicano o con la Siria socialista. Dopo il 1979, inoltre, la rivoluzione islamica iraniana di Khomeini contribuì a rafforzare il vento dell'islamismo radicale, o fondamentalista, che minacciava tanto i paesi moderati e occidentalizzanti quanto quelli laici e progressisti. Anche il ricatto dell'aumento del prezzo del petrolio, rivelatasi un'arma potente negli anni Settanta contro l'Occidente e contro le principali compagnie petrolifere (le Sette Sorelle), si spuntò negli anni successivi, quando l'Occidente cominciò a diversificare le proprie fonti di energia e i paesi arabi a preoccuparsi dell'esaurimento dei propri giacimenti sotterranei. Fu in questa situazione che, nel 1990-1991, a Guerra Fredda ormai finita, il tentativo disperato dell'irakeno Saddam Hussein di salvare il proprio regime lanciandolo all'occupazione del ricco Kuwait, fu bloccato da una eccezionale forza multinazionale capeggiata ancora una volta dagli USA: il Medio Oriente era di nuovo in guerra, era la guerra del Golfo. Bibliografia F. Massouliè, I conflitti del Medio Oriente, Firenze, Giunti-Casterman, 1993
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