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Leonardo da VinciLeonardo da Vinci “Vita di Lionardo da Vinci pittore e scultore fiorentino. Veramente mirabile e celeste fu Lionardo, figliolo di ser Piero da Vinci, e nella erudizione e principii delle lettere arebbe fatto profitto grande, se egli non fusse stato tanto vario et instabile. [...] Nondimeno, benché egli a si varie cose attendesse, non lasciò mai il disegnare et il fare di rilievo [...]. Veduto questo, ser Piero, e considerato la elevazione di quello ingegno, preso un giorno alcuni de’ suoi disegni gli portò ad Andrea del Verrocchio [...]. Stupì Andrea nel veder il grandissimo principio di Lionardo [...] onde egli ordinò [...] ch’e’ dovesse andare a bottega da Andrea [...]. Et avendo uno intelletto tanto divino e maraviglioso che, essendo bonissimo geometra, non solo operò nella scultura, [...] ma nell’architettura ancora fe’ molti disegni così di piante come d’altri edifizii e fu il primo ancora che, giovanetto, discorresse sopra il fiume d’Arno per metterlo in canale da Pisa a Fiorenza. Fece disegni di mulini, gualchiere et ordigni, che potessino andare per forza d’acqua; e perché la professione sua volle che fusse la pittura, studiò assai in ritrar di naturale, e qualche volta in far medaglie [...]. Avvenne che morto Giovan Galeazzo duca di Milano e creato Lodovico Sforza nel grado medesimo l’anno 1494, fu condotto a Milano con gran riputazione Lionardo al Duca[...]. Fece ancora in Milano ne’ frati di S. Domenico a S. Maria de le Grazie un Cenacolo, cosa bellissima e maravigliosa, et alle teste degli Apostoli diede tanta maestà e bellezza, che quella del Cristo lasciò imperfetta [...]. Attese poi, ma con maggior cura, alla [a]notomia degli uomini, [...] che ne fece un libro disegnato di matita rossa e tratteggiato di penna [dove disegnò cadaveri] che egli di sua mano scorticò e ritrasse con grandissima diligenza, dove egli fece tutte le ossature et a quelle congiunse poi con ordine tutti i nervi, e coperse di muscoli i primi appiccicati all’osso [...]. Ritornò a Fiorenza [...] prese Lionardo a fare per Francesco del Giocondo il ritratto di Monna Lisa sua moglie [...]. Avvenga che gli occhi avevano que’ lustri e quelle acquitrine, che di continuo si veggono nel vivo [...]. Il naso, con tutte quelle belle aperture rossette e tenere, si vedeva essere vivo. La bocca, con quella sua sfenditura con le sue fini unite dal rosso della bocca con l’incarnazione del viso, che non colori, ma carne pareva veramente. [...] Et in questo di Lionardo vi era un ghigno tanto piacevole che era cosa più divina che umana a vederlo, et era tenuta cosa meravigliosa [...]. Finalmente venuto vecchio, stette molti mesi ammalato [...]. Dolse la perdita di Lionardo fuor di modo a tutti quegli che l’avevano conosciuto, perché mai non fu persona, che tanto facesse onore alla pittura. [...]. Laonde per tante parti sue sì divine, ancora che molto più operasse con le parole che co’ fatti, il nome e la fama sua non si spegneranno già mai. [...]” G. Vasari, Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architetti
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