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Il caso Pinochet

Il caso Pinochet

Il caso Pinochet

Nel novembre 1998, il magistrato spagnolo Baltasar Garzón firma un mandato di cattura internazionale contro l’ex-dittatore cileno e ora senatore a vita Augusto Pinochet Ugarte.

Le accuse della magistratura spagnola sono gravissime e riguardano crimini contro l’umanità, genocidio, terrorismo e il sequestro e l’assassinio di 80 cittadini cileni di origine spagnola. D’altronde è ormai un fatto assodato che durante il regime di Pinochet, dal 1973 al 1990, in Cile si sono verificati migliaia di rapimenti, esecuzioni sommarie e decessi sotto tortura.

In seguito all’iniziativa di Baltasar Garzón, Pinochet viene messo agli arresti nella clinica londinese dove si trova ricoverato in seguito a una operazione. La richiesta di estradizione in Spagna apre un dibattito che divide l'opinione pubblica cilena e internazionale. Dopo  una iniziale autorizzazione all'estradizione, nel marzo del 2000 il tribunale inglese libera l'ex-dittatore per motivi di salute. Il suo rientro in Cile suscita molto scalpore, soprattutto per le immagini televisive che riprendono Pinochet mentre si alza dalla sedia a rotelle appena arrivato all'aeroporto di Merino Benitez di Santiago e  viene accolto dalle più alte cariche dell'esercito. Il caso Pinochet riesplode e nell'Agosto del 2000: la Corte Suprema del Cile revoca l'immunità al generale che potrà così essere processato e arrestato per i crimini commessi durante la sua dittatura.

Nel luglio 2001, la Corte d'appello di Santiago ha sospeso il procedimento nei confronti di Pinochet per la causa  della "Carovana della morte" (75 oppositori assassinati nell'ottobre del '73) per la demenza subcorticale diagnosticata all'imputato. L'ultimo ricorso penale è davanti alla Corte Suprema.