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Indipendenza e guerra nell’ex JugoslaviaIndipendenza e guerra civile nell’ex Jugoslavia La Iugoslavia si dissolve come stato federale: nel corso del 1991-1992 decretano la propria indipendenza Slovenia, Croazia, Macedonia, Bosnia-Erzegovina. La secessione non è indolore e comporta scontri armati mentre la Serbia e il Montenegro si costituiscono in Repubblica federativa Iugoslava. La crisi (e la guerra) da politica si fa civile quando i serbi di Bosnia (a maggioranza musulmana) si uniscono alla Repubblica Iugoslava-serba nel tentativo di conquistare il potere. Incurante delle atrocità commesse ("pulizia etnica" dei territori conquistati), la guerra civile inorridisce il mondo e impegna prima le diplomazie degli Stati poi le forze armate delle organizzazioni internazionali in un vano tentativo di riportare l'ordine. Dopo gli accordi di Dayton del 1995, che stabiliscono i rapporti e i confini tra Federazione Iugoslava, Croazia, Slovenia e Bosnia-Erzegovina, la pace nei territori della ex-Iugoslavia è ancora molto fragile. L’evoluzione economica nell’area sud-est europea e balcanica procede lentamente. Gli equilibri politici e sociali nella ex-Iugoslavia e in Albania sono ancora troppo precari e vengono continuamente minati da nuove spinte indipendentistiche. L’elevato tasso di disoccupazione, la crescente crisi economica e l’isolamento internazionale incrementano un flusso migratorio di disperati che, fuggendo da povertà e da mancanza di democrazia, cercano protezione e stabilità in l’Italia e nel resto d’Europa.
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