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Contro l'atomo militare
Contro l'atomo militare Un solenne documento contro la proliferazione nucleare e in particolari contro gli esperimenti nucleari condotti in terra "coloniale" è questa lettera aperta indirizzata dal leader indonesiano Sukarno, animatore del movimento dei Paesi non allineati: “Come uomo, come padre, come Asiatico ed essere umano fatto ad immagine di Dio, sono atterrito di fronte al cinismo di quanti possiedono le armi atomiche. Essi parlano di salvare il loro tipo di civiltà, nondimeno la loro politica è basata sulla determinazione di distruggere, se lo ritengono necessario, quella civiltà. E naturalmente tale distruzione non sarebbe limitata a loro stessi. La natura di una guerra nucleare fa sì che in un conflitto del genere non vi sarebbe posto per la neutralità. Anche noi siamo inevitabilmente destinati all'annientamento atomico, se la vostra civiltà "garantita contro ogni fallimento" dovesse essere distrutta [...]. È assolutamente fuori dubbio che gli esperimenti con queste armi, prescindendo dal loro impiego, hanno reclamato le loro vittime, che si aggirano probabilmente su una cifra di decine di migliaia tra coloro che sono già nati e coloro che nasceranno. Vi siete arrogati dei poteri che di diritto spettano all'Onnipossente; avete già prestabilito che i peccati dei padri - i vostri peccati - debbono ricadere sui figli. Mi creda: noi Asiatici guardiamo a voi non come a salvatori della civiltà o a precursori del futuro; guardiamo a voi come ad agenti della morte, della nostra morte [...]. I principi della legge morale ci costringono a protestare [...]. Non possiamo imporre al mondo la pace, ma chiediamo il diritto di essere ascoltati e consultati [...]. La vostra guida morale ha significato per noi in un primo tempo colonialismo ed ora la bancarotta filosofica, morale, politica e sociale di una corsa agli armamenti nucleari [...]. Voi dell'Occidente state provocando nell'umanità sempre nuove fratture; state anche perdendo la battaglia per conquistarvi i cuori e le menti degli uomini.” A. Sukarno, 1958
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