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Il Dalai Lama
Il Dalai Lama “Il mio sogno è trasformare l'intero altopiano tibetano in un libero rifugio in cui la specie umana e la natura possano vivere in pace e in armonioso equilibrio. Un luogo in cui le persone, provenienti da tutte le parti del mondo, potrebbero andare e cercare il vero significato della pace dentro se stessi, lontano dalle tensioni e dalle pressioni presenti nella maggior parte del resto del mondo. Il Tibet potrebbe veramente diventare un centro creativo per la promozione e lo sviluppo della pace”. (dal Discorso per il premio Nobel per la pace di Tenzin Gyatso, XIV Dalai Lama del Tibet, Oslo, 10 dicembre 1989) Tenzin Ghiatso è il XIV Dalai Lama, il capo e guida spirituale in esilio del popolo tibetano. Nato il 6 luglio 1935 nel villaggio di Takster, nel Tibet nord-orientale, da una famiglia di contadini, a due anni Lhamo Dondrub viene riconosciuto come la reincarnazione del XIII Dalai Lama. A sei anni comincia la propria educazione monastica e a soli sedici anni, quando la Cina invade il Tibet (1949-50), assume il potere politico. Negli anni successivi il Dalai Lama tenta inutilmente di raggiungere un accordo con gli occupanti. Nel 1959, dopo la rivolta dei tibetani repressa dall’esercito cinese, è costretto a rifugiarsi in India, a Dharamsala, dove costituisce un governo tibetano in esilio. Nel 1963 presenta una proposta di Costituzione democratica per il Tibet e nel 1987 presenta un Piano di pace per la risoluzione della questione tibetana. Il Piano prevede cinque punti: 1) la trasformazione del Tibet in una zona di pace; 2) l'abbandono da parte della Cina della politica di trasferimento di popolazione cinese in Tibet; 3) il rispetto dei diritti umani fondamentali e delle libertà democratiche del popolo tibetano; 4) il ripristino e la protezione dell'ambiente naturale tibetano e la cessazione, da parte della Cina, dell'uso del territorio tibetano per la produzione di armi nucleari e per il deposito di scorie nucleari; 5) l'avvio di trattative sul futuro stato del Tibet e sulle relazioni tra i popoli tibetano e cinese. Purtroppo tutte le proposte restano inapplicate. Nel 1989, l'anno del massacro in piazza Tienanmen a Pechino e della dichiarazione della legge marziale in Tibet, il Dalai Lama riceve il Premio Nobel per la Pace per avere sostenuto la via della non violenza nella lotta per la liberazione del Tibet e per aver rivendicato il rispetto dei diritti umani. Negli anni successivi, la Cina continua a limitare l'autonomia del popolo tibetano che porterà nel 1996 a una vera campagna contro gli aspetti della cultura tibetana, identificati come ostacoli allo sviluppo del Paese. Purtroppo il nuovo Millennio è iniziato senza nessun cambiamento significativo.
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