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Australia e Nuova Zelanda
L'esistenza di un continente australe, una terra mitica situata nei pressi del polo Sud e alla cui ricerca erano andati in molti, navigando a lungo nei mari di Giava e della Nuova Guinea, fu provata solo quando, verso la metà del Seicento con l'Olandese Abel Janszoon Tasman poterono essere disegnati i tratti salienti della Tasmania, della Nuova Guinea e dell'Australia. La precisa esplorazione dei mari australiani si ebbe tuttavia solo nel corso del Diciottesimo secolo con i viaggi di Samuel Wallis (Samoa) e Louis Antoine de Bougainville, che approdò a Tahiti, alle Nuove Ebridi e alle Salomone. Il maggior esploratore fu però James Cook (1728-1779) il quale, per incarico della Royal Society di Londra, fornì delle mappe molto precise della Nuova Zelanda e del Nuovo Galles del Sud, ovvero della regione orientale dell'Australia, scoprendo anche le isole Hawaii. Pochi anni dopo i viaggi di Cook prese avvio la colonizzazione inglese dell'Australia. Inizialmente ai liberi coloni (settlers) vennero affidati, in condizione servile, i carcerati da avviare ai lavori della terra: tale sistema ebbe durata assai breve, in quanto molti erano i fuggiaschi che divennero allevatori abusivi (squatters) e molti erano gli abusi e i disordini che si verificavano. Dopo aver fondato la Colonia del Nuovo Galles del Sud, gli inglesi dettero vita agli insediamenti di Norfolk (1788), di Newcastle (1801) e di Brisbane (1824). Numerosi liberi coloni, attratti dalle possibilità di allevamento del bestiame, giunsero dall'Europa occupando le terre dell'interno, mentre, assai pochi, furono gli insediamenti costieri, se si escludono le città portuali di Perth (1829), Melbourne (1835) e Adelaide (1836). A partire dalla metà dell'Ottocento gli inglesi tentarono di riorganizzare amministrativamente il paese concedendo larghe autonomie politiche al Nuovo Galles del Sud (da cui nel 1859 fu staccato il Queensland), alla Tasmania, all'Australia meridionale e al Victoria. La conquista dette però luogo ad uno spaventoso genocidio: 500 nazioni aborigene vennero spazzate via senza alcuna remora. Nel 1837 lo stesso parlamento inglese si dichiarò sconvolto per quanto stava accadendo agli aborigeni trattati come «ladri e rapinatori» e «ricacciati nell'interno come fossero cani o canguri». Gli stessi massacri ebbero luogo anche in Nuova Zelanda dove i circa 100.000 Maori, presenti nel paese all'epoca delle prime esplorazioni di Cook, furono rapidamente annientati. Sempre in questo periodo la scoperta dei giacimenti auriferi ridisegnò la mappa della popolazione dell'Australia e della distribuzione della ricchezza in questo immenso paese. Con la nascita di un ceto medio-borghese e di una classe proletaria fortemente politicizzata e sindacalizzata, la dialettica politica assunse i toni e le caratteristiche di quella europea, ed inglese in particolare. Tra le conquiste in campo sociale sono da ricordare il voto concesso alle donne, la giornata lavorativa di otto ore, varie forme di assistenza per i ceti più deboli in caso di malattia, infortuni etc. Parallelamente alle trasformazioni sociali e alla modernizzazione del paese si fecero sempre più sentire le spinte autonomistiche: già nel 1885 era sorto un Consiglio Federale Australoasiatico, ma fu al volgere del nuovo secolo che l'Australia si vide accordare dalla madrepatria lo statuto di dominion e poté dirsi effettivamente indipendente, diventando protagonista della politica internazionale. Una sua armata (Australian and New Zealand Army Corps) combatté nella prima guerra mondiale e suoi rappresentanti diplomatici parteciparono alle trattative per la ridefinizione degli equilibri politici post-bellici mentre, definitivamente, il paese si avviò a diventare una potenza industriale di tutto rilievo. Anche la Nuova Zelanda ottenne nel 1907 lo statuto di dominion dopodiché si avviò, sulla scia dell'Australia, verso una rapida trasformazione economica che si realizzò nel quadro di un assetto politico molto stabile, dominato dal partito liberal-laburista di Richard Seldon e, successivamente, da quello laburista di Savage. M. Sahlins, Isole di storia. Società e mito nei mari del Sud, Torino, 1986 A. Vallega, L'Australia e l'Oceania, Torino, UTET 1985 A.W.Beatty, Australia, colonia infame, Milano, Longanesi, 1967
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