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Safavidi
Safavidi La Persia, sul finire del sec. IX dell'egira (cioè il XV sec. d. C.) era precipitata in una condizione di grave anarchia, così, uno dei membri della famiglia dello Shaikh Safi ad-Din di Ardabil, un certo Ismail, mosse alla conquista di tutta la Persia, assumendo ben presto il titolo regio di Shah (o Scià). Nel 1510 Ismail regnava già incontrastato su un territorio i cui confini erano pari a quelli dell'antico e glorioso impero Sassanide. I Safavidi erano di religione Sciita, cosicché tutto il regno si orientò verso la medesima osservanza, ma ciò procurò gravi e perduranti contrasti con il confinante impero Ottomano, che era invece di osservanza Sunnita. Il dominio Safavide sulla Persia perdurò per più di due secoli, nonostante numerose guerre combattute contro gli Ottomani (epico fu lo scontro di Cialdiran del 1514 ca.) e nonostante diverse perdite territoriali. Il momento più alto della potenza Safavide venne raggiunto con lo scià Abbas Il Grande (1587-1629) la cui opera di accentramento politico e amministrativo, di incentivazione dei commerci e di costruzione di una consistente rete viaria fu oggetto di ampia ammirazione in Occidente. Con Abbas la capitale fu portata ad Isfahan. Tuttavia la perdita della Mesopotamia, conquistata dai Turchi nel 1638, minò gravemente l'unità della nazione safavide, che si avviò verso un lento ma inarrestabile declino culminato, nel 1722, con l'irruzione, da Oriente, di un feroce esercito afgano che si dette ad ogni tipo di devastazione.
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