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L'impero di Alessandro Magno

Agli inizi del IV secolo a.C. la Grecia era scossa da conflitti interni, incapace di superare i particolarismi delle varie città. Di questa situazione approfittò la Persia, per riannettere le città greche d'Asia, e presto anche la Macedonia, una regione di agricoltori e pastori, considerati semibarbari dai Greci, rimasta a lungo arretrata rispetto alla Grecia. Ma nel 359 a.C. salì al trono macedone Filippo II, che in circa 20 anni, con l'uso delle armi e della diplomazia, seppe fare del suo paese una potenza. Il 338 segnò l'inizio dell'egemonia sulla Grecia e la nascita di un grande progetto: colpire il potente impero persiano. Il figlio Alessandro ereditò il trono ed i progetti di conquista: nella primavera del 334 la spedizione congiunta di Greci e Macedoni contro il Gran Re di Persia sbarcò in Asia Minore. Dopo le due battaglie vittoriose al Granico e a Isso, Alessandro si volse alla conquista di Siria, Fenicia e Egitto, per tagliare la Persia fuori dal Mediterraneo. Poi avanzò in Mesopotamia: a Gaugamela Dario III fu messo rovinosamente in fuga. Impadronitosi delle capitali persiane, Alessandro, nella primavera del 330, si lanciò all'inseguimento di Dario verso la Battriana. Quando il re Dario fu deposto dai suoi stessi generali, e poi ucciso dal satrapo Besso, Alessandro si ritenne il successore legittimo sul trono persiano. Ciò implicò alcune importanti conseguenze: prima di tutto il dovere morale di catturare Besso, che si era rivelato un usurpatore, e la necessità di conquistare le regioni orientali dell'impero di Persia fino ai suoi confini storici e naturali; poi la progressiva appropriazione, da parte del re macedone, del ruolo e del cerimoniale di corte persiano, con la conseguente creazione di una opposizione greco-macedone ad Alessandro tra i suoi stessi collaboratori.

Dopo essere giunto ai confini dell'impero persiano, Alessandro si trovava di fronte l'India. Le tradizioni antiche, che molto hanno suggestionato anche i moderni, parlano di un irrazionale impulso di Alessandro verso una marcia senza sosta, alla conquista di nuove terre, fermata solo dal rifiuto dei suoi soldati a proseguire oltre. Determinare le autentiche finalità della campagna indiana, che si svolse dall'estate del 327 a quella del 325, è impossibile. Sembra però più verosimile che Alessandro volesse solo consolidare l'intera struttura del confine naturale dell'impero persiano, costituita dal fiume Indo e affluenti. Infatti, egli si impegnò nella creazione di una barriera di stati vassalli ad est dell'Indo, come a considerare questo fiume un confine ultimo.

Una volta conclusa la campagna di conquista si apriva per Alessandro un anno di grandi scelte. Tra il 331-325 si erano accumulati molti problemi e pericoli per la solidità e l'unità del nuovo impero. La monarchia di tipo orientale che Alessandro aveva adottato doveva fare i conti con genti abituate a forme diverse di regalità: gli Egizi, per i quali il faraone era un dio, i Macedoni, per i quali il re era solo il primo fra i nobili, i Greci, riluttanti ad ogni tipo di monarchia per le loro forti tradizioni democratiche. Molte erano state le ribellioni e le rivolte, ed Alessandro si trovò di fronte al grave problema dei rapporti fra le diverse nazionalità. La sua risposta fu una politica di fusione tra Greci e Persiani, i nuovi cardini del nascente impero. A Susa diede un segno simbolico dell'integrazione che doveva esserci tra le due razze con le nozze in massa tra Greci e Macedoni e donne persiane; egli stesso, già sposato alla battriana Rossane, prese come mogli due donne della casa reale persiana. Ma la sua morte, nel giugno del 323, mise fine al progetto di uno stato universale. Il territorio conquistato fu diviso fra i suoi ex generali, subito in guerra tra loro per il predominio. Dopo 40 anni circa di guerre, mutamenti di alleanze e di assetti territoriali, si giunse ad una spartizione che vedeva tre regni importanti: quello d'Egitto ai Tolomei, il regno di Siria ai Seleucidi, la Macedonia agli Antigonidi. Tuttavia, lo stato di guerra continuò tra Egitto e Siria per il controllo della regione siro-palestinese (guerre siriache), e tra Egitto, Siria e Macedonia per l'egemonia marittima nel Mediterraneo orientale e nell'Egeo. I regni nati dalla frantumazione dell'impero di Alessandro, detti ellenistici, portarono in Oriente e Egitto la cultura greca. Questa espansione politica e culturale rappresentò per il mondo greco-macedone un momento di forte crescita economica (con le dovute differenze regionali), aiutata dalla circolazione di grandi quantità di metallo prezioso, il bottino conquistato nelle guerre persiane. Nel complesso l'età ellenistica fu un periodo fiorente per le arti, le lettere e le scienze: I Tolomei fondarono ad Alessandria una grande biblioteca ed il Museo, un importante istituto di ricerca in cui letterati astronomi, matematici, medici, potevano dedicarsi ai propri studi a spese dello stato. Anche nel regno di Pergamo, in cui fiorì una importante scuola di scultura, fu fondata una grande biblioteca, in competizione con Alessandria.

Ma il quadro politico rappresentato dai regni ellenistici era destinato a mutare sotto la spinta di un'altra grande potenza: Roma.

Bibliografia

D. Musti, Storia greca. Linee di sviluppo dall’età micenea all’età romana, Roma-Bari, 1989