mappamappamappasinistradestra

 


La nostra libreria

Compra i tuoi libri da www.librazioni.it


 1861. La storia del Risorgimento che non c'è sui libri di storia 1861. La storia del Risorgimento che non c'è sui libri di storia
Fasanella Giovanni
Sperling & Kupfer, 2010
€18,50


 Cucina, chimica e salute Cucina, chimica e salute
Nicoletti Rosario
Aracne, 2009
€15,00


 Quello che rimane Quello che rimane
Kidder Tracy
Piemme, 2010
€17,50



L'espansione coloniale

Con gli anni Venti del Cinquecento un'altra potenza europea, la Francia, cerca di entrare nel grande affare dei viaggi e della conquista. Finanziata dai banchieri di Lione e di Rouen, interessati a individuare una rotta settentrionale per l'Oriente, nel gennaio 1524 parte la spedizione di un fiorentino residente a Lione, Giovanni da Verrazzano, che esplora la costa dell'America del Nord tra la Florida e il Capo Breton, facendo ritorno a Dieppe dopo circa sei mesi di viaggio. Dieci anni dopo, con lo stesso obiettivo, il marinaio bretone Jacques Cartier raggiunge Terranova, percorre lo stretto di Belle-Isle e si inoltra profondamente nel Golfo di San Lorenzo, ritenuto l'agognato passaggio a nord-ovest.

Intanto, nella parte centro-meridionale del continente americano, la conquista va avanti. Negli anni 1523-1525 Cortés sottomette la zona centrale del Messico fino al fiume Pánuco; tra il 1531 e il 1535 lo spagnolo Francisco Pizarro assoggetta l'impero Inca e ne sposta la capitale da Cuzco, troppo lontana dalla costa, a Villa los Reyes (l'attuale Lima); il suo compagno Diego de Almagro attraversa le Ande e intraprende la colonizzazione del Cile, interrotta dalla morte dello stesso Almagro e ripresa fra il 1540 e il 1551 da Pedro de Valdivia. In questi anni numerose spedizioni partono da Quito e dagli altopiani colombiani dirette ai bacini dell'Orinoco e del Rio delle Amazzoni: la foce del più grande fiume sudamericano è raggiunta nel 1542  dallo spagnolo Francisco de Orellana, dopo un viaggio condotto attraverso  un intero continente, tra piogge incessanti, paludi insidiose e foreste sterminate. Altri tentativi falliscono tragicamente, come quello di colonizzare la Florida effettuato nel 1528 da Pánfilo de Nárvaez e raccontato in una straordinaria relazione dal superstite Alvar Núñez Cabeza de Vaca.

I risultati della penetrazione spagnola non tardano a manifestarsi: in pochi decenni si sviluppano l'allevamento e l'attività mineraria, alimentata da giacimenti come quello argentifero di Potosí, che - scoperto nel 1545 - diviene e resta per circa un secolo il più importante del mondo; ma il prezzo pagato dalle popolazioni locali è altissimo: la distruzione dell'organizzazione sociale preesistente, l'annientamento culturale, centinaia di migliaia di morti per le stragi, le malattie importate dai conquistatori, i ritmi di lavoro inumani. Più lenta e meno traumatica è l'avventura americana dei Portoghesi, ancora fortemente impegnati nell'Oceano Indiano e presenti con una propria base, a partire dal 1557, anche a Macao. In Brasile la loro penetrazione è fatta di piccoli insediamenti: Bahía, capitale amministrativa dei domini, viene fondata solo nel 1549, Rio de Janeiro nel 1565; l'attività economica principale è la coltivazione della canna da zucchero, nella quale i portoghesi utilizzano schiavi neri importati prima dalla Guinea e poi, dopo il 1574, dall'Angola.

Con il passare dei decenni il monopolio spagnolo e portoghese sul commercio con il Nuovo Mondo e l'Oriente è sempre più contestato dalle altre grandi potenze europee, che utilizzeranno la pirateria e più tardi anche la guerra aperta per impadronirsi delle colonie iberiche. Un episodio significativo di queste tendenze è la seconda circumnavigazione del globo realizzata tra il 1577 e il 1580 dal pirata inglese Francis Drake. Per quanto animato anche dal desiderio di trovare nuove rotte verso l'Asia, Drake compie soprattutto una imponente e spregiudicata dimostrazione di forza navale, condotta costeggiando i possedimenti spagnoli e portoghesi in America e saccheggiandone le basi, prendendo possesso a nome del sovrano inglese della California, traversando felicemente il Pacifico fino alle Molucche e rientrando in Europa lungo la rotta già seguita da Elcano.

Tutto ciò mentre le nazioni dell'Europa settentrionale, e l'Inghilterra in particolare, continuano a coltivare il sogno di raggiungere i mercati orientali da nord. Già nel 1553 un'organizzazione di esploratori inglesi denominata “Compagnia dei mercanti di ventura riuniti per scoprire regioni, imperi, isole e luoghi sconosciuti” aveva allestito una flotta di tre navi che,  raggiunto Capo Nord, avevano poi puntato verso est, attraccando nel porto russo di Arcangelo. Nel 1576 Martin Frobisher parte dal Tamigi, doppia il groenlandese Capo Farvel e approda all'attuale terra di Baffin, dove, sempre cercando il varco verso il mare Cinese, incontra i primi esquimesi. Un nuovo tentativo in questa direzione viene eseguito da John Davis, navigatore, scrittore e costruttore di strumenti nautici, che tra il 1585 e il 1587 compie tre spedizioni lungo le coste orientali della Groenlandia e quelle occidentali della Terra di Baffin, spingendosi fino al limite dei ghiacci. Nei mari artici naviga nel 1596-1597 anche l'olandese Willem Barents, che scopre l'Isola degli Orsi, le isole Spitzbergen e la Novaja Zemlja, dove è costretto a trascorrere l'inverno in una capanna di tronchi d'albero.

Quale che sia per il momento il valore pratico delle iniziative inglesi e olandesi, è evidente che alla fine del Cinquecento gli equilibri stanno mutando e che nuovi protagonisti si affacciano sulla scena dell'espansione europea oltremare. Gli splendori della Compagnia Olandese delle Indie Orientali sono ormai alle porte.